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L'animazione

Missionaria

Presentazione

La preoccupazione dell’annuncio di Cristo al mondo è una vocazione che la Chiesa ha nel mondo. Se è vero, come è vero, che Cristo è la luce del mondo, se è vero, come è vero, che non c’è altro nome nel quale c’è salvezza e se è vero, come è vero, che si va al Padre per mezzo del Cristo, allora alla Chiesa tocca obbedire alla parola di Cristo: Andate in tutto il mondo, predicate il Vangelo ad ogni creatura; battezzate nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo". Essere missionari fa parte dell’essenza cristiana. Ci si preoccupa di evangelizzare e di fondare la Chiesa nei popoli e nei gruppi in cui oggi non esiste ancora una comunità di credenti.

L’attività missionaria ha delle componenti, per essere ecclesiale.
La prima componente è la preoccupazione della vita e della salute fisica delle persone. Vi è una dignità umana da salvaguardare. Pertanto la prima preoccupazione è il rispetto della dignità della persona. Costruire ospedali, dare l’alfabetizzazione, rendere partecipi le persone del loro destino nella storia, migliorare l’autosufficienza di cibo, curare le malattie che si trasmettono con facilità, sono tutte attività missionarie. A questo primo livello tutte le persone lavorano e vanno ringraziate per il loro operare.

Una seconda componente sarà l’annuncio di un modo di vivere che scaturisce da Cristo. Dunque anche la conoscenza di Cristo fa parte dell’annuncio missionario. Attorno a questo livello si situano le ideologie che si incontrano sul territorio. A volte le ataviche tradizioni dei padri sono lontane dalla nuova vita suggerita da Cristo. Pensiamo, per fare un solo esempio, alla monogamia. Vi sono poi tradizioni culturali e cultuali legate alle antiche religioni presenti sul territorio in cui è presente l’attività missionaria. Il Concilio Vaticano II ci ha insegnato a dare valore a ogni scintilla di verità presente in ogni modo di essere religiosi, pur nella certezza che in Cristo abbiamo il vero mediatore tra Dio e l’uomo. Cristo, figlio di Dio che si riveste della carne umana per fare esperienza della fragilità dell’uomo e arricchirlo con la ricchezza divina dandogli anche una vita eterna è un annuncio unico e sconvolgente. In terzo momento vi è l’aiuto di tutte le comunità sparse sulla terra a chi si sente di fondare una Chiesa. La comunità cristiana che si regge con le proprie forze, con catechisti che sanno legare l’annuncio al territorio e alle tradizioni locali, coniugate con la Tradizione della Chiesa cattolica, con sacerdoti della propria comunità, con una maturità di preghiera che porterà ad avere un Vescovo come pastore e guida che rappresenta il Cristo unico pastore.

L’attività missionaria di sostegno, come vediamo sotto i nostri occhi nei progetti diocesani in Ciad, in Colombia o in Venezuela, continua fino all’indipendenza totale, sotto ogni punto di vista. L’attività missionaria non consiste unicamente nel sostegno finanziario, ma anche nella formazione del personale da inviare, nello scambio delle persone, nella sostituzione dei missionari quando la salute diventa precaria o le forze diminuiscono. Ogni persona può dare il suo apporto anche nella formazione professionale, artigianale, sanitaria o educativa nell’istruzione. I laici hanno una parte importante come presenza missionaria. Infine ogni parrocchia e ogni Diocesi ha il compito di pregare perché lo Spirito santo arrivi al cuore delle persone, ancora prima che giungano i missionari o giunga l’annuncio di salvezza.

Un altro aspetto fondamentale della missionarietà di una parrocchia e della Chiesa tutta è la preoccupazione dell’unità. Cristo ha pregato per l’unità dei suoi discepoli e per l’unità della Chiesa (Gv 17,20- 24). L’unità è il segno nel quale si dà credibilità al Cristo è stato mandato da Padre (Gv 17,21). Ogni anno dal 18 al 25 gennaio la Chiesa celebra un ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani. Il Gruppo missionario ne fa oggetto della sua attività annuale, perchè la divisione in una comunità lacera il Cristo. Resta valido il rimprovero di Paolo nella prima lettera ai Corinti (1 Cor 1, 10-16). Preoccuparsi dell’unità è stimolare la convivialità tra i gruppi parrocchiali, è partecipare a momenti ecumenici, è essere attenti a conoscere l’insegnamento del Magistero per aderirvi con fede e gioia. Il Gruppo missionario prega sia i missionari, sia per l’unità della Chiesa e della comunità che si deve stringere attorno al proprio Vescovo. La partecipazione del Gruppo missionario parrocchiale alla Conferenza Missionaria della Svizzera Italiana è anche una testimonianza di creatività per l’unità tra tutti i gruppi missionari che si esprimono nella Diocesi. Partecipare alla Giornata Missionaria mondiale celebrata a livello diocesano è per noi un fiore all’occhiello.

Infine l’ultimo aspetto della missionarietà è l’attenzione ai lontani che vivono nella parrocchia. Un tema pure non facile perché significa educarci, noi per primi, al valore della libertà religiosa da coniugare con la gioia di annunciare Cristo e la vita nuova, anche a chi vive ai margini della parrocchia ed è battezzato, oppure proviene da altre culture presenti nel mondo e non è battezzato. La fraternità fra la popolazione che proviene da altri paesi e sono da noi per la professione o per altri motivi è una preoccupazione parrocchiale e missionaria. Valorizzare i gruppi etnici, dare voce a chi si ritira nel silenzio, pazientare davanti alla crisi religiosa dell’adulto, discutere sugli argomenti che distolgono l’amore al Papa e al vescovo e alla Chiesa in generale, sono tutti aspetti ancora da migliorare nell’apertura missionaria della nostra parrocchia.

Chi fosse stato a vivere in nazioni lontane dell’Asia o dell’Africa o dell’Oceania per non aggiungere anche dell’Europa orientale, può farsi avanti e bussare al Gruppo missionario. C’è molto da imparare e molto da ammirare in queste persone che hanno sviluppato il volontariato o una presenza in terre lontane.

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