in zona pastorale
La Chiesa principale di Giubiasco ha origini antichissime, essendo menzionata nei documenti già nel 929 con il nome di S. Maria di Plumasca o Primasca, quale proprietà dell'abbazia di San Pietro in Ciel d'Oro a Pavia. La chiesa, situata in posizione dominante nel cuore della Piazza Grande del Borgo, è a pianta rettangolare con navata unica orientata e coro quadrato.
L’attuale costruzione risale al XII sec., poi rimaneggiata e ampliata nei secoli XV e XVII. Sulla facciata principale rivolta a ovest sono ben visibili i segni degli ampliamenti: nel nuovo intonaco sono rilevate le fasi di costruzione. Secondo queste, la prima chiesa sarebbe stata un edificio stretto e basso; la fase tardomedievale avrebbe comportato un allargamento verso sud ed un rialzamento generale, per cui la chiesa dovette già raggiungere le dimensioni odierne; la trasformazione dell'inizio del sec. XVII portò soprattutto all'innalzamento delle pareti. Completano la facciata il portale in marmo con colonne tortili appartenente all’edificio più antico e l’elegante porta in legno intagliato del 1777. Sul lato sinistro del portale troneggia la figura di San Cristoforo del XV sec., completamente ritoccata da Attilio Balmelli e Emilio Maccagni nel 1943. Le finestre sono di tipo termale. A nord del coro s'innalza piuttosto tozzo il campanile con bifore e tetto a padiglione. Nell’ultimo secolo furono eseguiti continui lavori di rinnovamento: 1931, 1969, 1997 e 2000-1. La chiesa presenta un'unica navata a tre campate voltate a botte con archi trasversali e archi a lunetta laterali. Sulle volte: tre affreschi incorniciati da stucchi, della fine del sec. XVIII. Nella parete nord fu riaperta una loggetta con colonne, datata 1617, che un tempo doveva essere la finestra della cappella della Confraternita del S. Sacramento , situata lungo il fianco nord.
Il coro barocco appare ornato e coperto a crociera con ricche decorazioni in stucco con putti fungenti da cariatidi, festoni, testine di putti e putti seduti sul cornicione. L’altare con pala raffigurante l'Assunta, attribuita a Giovanni Stefano Montalto, e circondata da una notevole cornice in stucco con putti e statua della Madonna, è databile alla seconda metà del sec. XVII. Nelle vele della volta: angeli musicanti e colomba dello Spirito Santo al centro. Mensa dell'altare in marmo, opera del 1793 di Giuseppe Giudici da Viggiù.
L'odierno altare porta intarsi di buona esecuzione, databili circa al 1700. Ai lati dell'arco trionfale: due altari in stucco della fine del sec. XVIII contenti due statue moderne della Madonna col Bambino e S. Giuseppe.
Nella navata e nel coro si conservano preziosi affreschi frammentari tardogotici (XV e XVI sec.). Sulla parete nord della navata: grande Ultima Cena attribuita a Lombardus da Lugano (metà XV sec.): gli Apostoli e Cristo siedono in stalli con schienali terminanti a timpano. A destra: martirio di Santa Apollonia, affresco della prima metà del sec. XVI. Sulla parete sud: Crocifissione con i Santi Caterina e Antonio Eremita con a sinistra due altri santi non identificabili, databile attorno alla metà del sec. XV; sotto: un santo pure non riconoscibile e i Santi Sebastiano (attribuito alla bottega dei Seregnesi), Rocco, Giovanni Battista, la Madonna in trono e la Veronica, della fine del sec. XV, con incorniciature a fregi di palmette sicuramente coeve. Sulla parete nord del coro: frammento della figura affrescata della Madonna della Misericordia e sotto: Adorazione dei Magi, opere della seconda metà del sec. XV di scuola nordica. Di fronte: tracce di affreschi con S. Antonio da Padova e Annunciazione. Sulla parete destra della navata: tela della Deposizione, XVI – XVII sec. Il pulpito di forma poligonale è in noce scolpito con statuette della prima metà del sec. XVII. Il tesoro della chiesa contiene due ostensori a forma di sole della seconda metà del sec. XVIII e un calice del 1531. Sulla cantoria in controfacciata, si trova l'organo a canne Mascioni opus 1182, costruito nel 2008. Sulla parete della cantoria sono stati recuperati due affreschi settecenteschi.
L’Organo Mascioni con Positivo tergale Op. 1182
L'Organo della Chiesa parrocchiale Santa Maria Assunta di Giubiasco, realizzato dalla Famiglia Vincenzo Mascioni di Cuvio (Varese) nel 2008, si presenta libero nello spazio ed è composto di due corpi distinti: Grande Organo e Pedale, appoggiati sul pavimento della cantoria; Organo Positivo tergale, sporgente dal parapetto della stessa. Tutti gli elementi si inseriscono armoniosamente nelle linee architettoniche sobrie dell’ambiente.
Le casse sono di rovere massello. Le superfici del mobile sono state trattate con una tenue velatura che esalta la nobiltà e la naturalezza del materiale. La colorazione chiara contribuisce a staccare lo strumento dal resto, ne evidenzia le geometrie e gli conferisce una presenza importante, ma non ingombrante.
Il prospetto del corpo principale conta nove sezioni. In facciata fanno bella mostra le canne di lega all’87% di stagno del Principale 8’ con mitrie segnate, disposte secondo un disegno a simmetria centrale. Le torri laterali a sezione semiellittica, con le canne di maggiore dimensione disposte a cuspide, sono collegate alla torre centrale attraverso elementi tripartiti con andamento degradante delle dimensioni delle canne. Solo le canne degli organetti superiori sono mute. Lo spazio sopra le canne di ogni sezione è riempito da un elegante decoro di legno dorato. La torre centrale è impreziosita dalla stella rotante dello "Zimbelstern".
Il prospetto del Positivo tergale riprende in proporzione il disegno del Grande Organo. Le sue cinque sezioni sono occupate dalle canne del Flauto 4’, talune, per ragioni estetiche, opportunamente prolungate rispetto alla loro lunghezza fisica effettiva. L’aggiunta di ali triangolari alle estremità delle casse degli organi, a mo’ di orecchie, imprime all’insieme uno slancio ascensionale, contribuendo pure a ridurre visivamente la profondità del mobile.
La consolle è a finestra; le tastiere sono racchiuse tra capitasto di noce intarsiati. I tasti sono di abete: quelli naturali con copertura in bosso e frontalini con inciso un motivo a forma di chiocciola, quelli cromatici in ebano. La pedaliera possiede tasti paralleli ed è realizzata in rovere ed ebano; la panca in noce. I somieri sono del tipo "a tiro", con coperte di rovere, ventilabri d'abete e stecche di noce. La trasmissione, realizzata con meccanica di rimando, offre un tocco preciso e gradevolmente leggero anche a tastiere unite. I comandi dei registri, collocati a sinistra per Grande Organo e Pedale, a destra per Organo Positivo, Unioni e Accessori, sono a pomello estraibile e funzionamento elettrico. Sono a disposizione dell'organista 6 x 256 combinazioni aggiustabili generali, richiamabili con pulsanti situati sotto la prima tastiera.
L’impianto interno è disposto razionalmente. Tutte le sue parti sono di facile accesso in caso di manutenzione. Ogni corpo d’organo possiede un mantice dedicato di dimensione conveniente. La composizione fonica dei registri s'ispira alla tradizione barocca nordica, non perdendo tuttavia di vista quella di scuola italiana. Tenuto conto del numero contenuto di registri si è operato una scelta degli stessi che potesse consentire di produrre una vasta gamma di impasti sonori, adatti soprattutto all'esecuzione di composizioni del Sei e Settecento. Ne è risultato uno strumento equilibrato, con registri molto caratterizzati nella loro personalità, ma anche in grado di convenientemente amalgamarsi tra di loro. Un timbro colorato e vivace che nel "Tutti" riempie con autorevole potenza il volume dell'edificio sacro. Canne di taglio medio-stretto e prive di denti, pressioni del vento contenute e intonazione neo-barocca unite ad un'accurata armonizzazione sono gli ingredienti che hanno concorso ad un risultato finale apprezzabile.
L'ascolto risulta piacevole grazie anche ad un'acustica ambientale favorevole, caratterizzata da un tempo medio di riverberazione di ca. 2,5 sec. Vista la natura dello strumento, si è inoltre optato per un'accordatura secondo un temperamento moderatamente inequabile. Un attento esame della disposizione fonica evidenzia una ripartizione bilanciata delle diverse coloriture timbriche. Accanto alla famiglia dei Principali, coronata da un Ripieno a quattro file di carattere tipicamente italiano, è ben rappresentata quella dei Flauti. Ma si è voluto assicurare un posto sul somiere anche ad un registro violeggiante e uno battente. Sei sono i registri di mutazione. Al Positivo troviamo tre mutazioni semplici che offrono numerose alternative alla composizione di Sesquialtera, Terziana e Cornetto fino a 5 file. Tra le mutazioni composte, oltre il già citato Ripieno, annoveriamo il Cornetto al Grande Organo e il Cimbalo al Positivo. Ogni tastiera dispone pertanto di un proprio Cornetto: il Grande Organo a 2-3 file; il Positivo a file separate. Ambedue possono essere estesi fino a 5 file. Il pedale è dotato di quattro registri essenziali. Accanto al Subbasso 16' trovano posto il Flauto 8', l'Ottava 4', di fattura leggermente conica, adatta a mettere in risalto il "canto fermo", e il Controfagotto 16' con tube in stagno "tigrato" di lunghezza reale.
La scelta delle ance alle tastiere merita un breve commento. Al Grande Organo, invece della "classica" Tromba, si è preferito un Violoncello di taglio serassiano, ritenuto più godibile e versatile nell'impiego. Il suo carattere non aggressivo, contraddistinto dalla morbidezza del suono, gli permette sia di fungere da vigorosa voce solista, sia di conferire fondamento e solennità ai "Grands Jeux". Unito poi al Cornetto si rafforza e diventa sensibilmente più squillante. L'Organo Positivo possiede un'ancia con risonatore raccorciato. È una scelta voluta, forse poco comune, soprattutto se si considera che è l'unico registro ad ancia di questa tastiera. Tuttavia il suono penetrante del Regale, se sapientemente miscelato a quello degli altri registri labiali presenti oppure unito al tremolo, permette di ottenere un'ampia varietà di effetti e sfumature.
Presentazione completa organoA cura di Michele Beltrametti
Catenacciatura Grande
Consolle
Stella dello Zimbelstern
Informazioni tratte da:
Guida d'arte della Svizzera Italiana, Edizioni Casagrande
Sorge presso il cimitero. La Chiesa - edificio storico di importanza cantonale - fu edificata nel 1627 a pianta rettangolare con navata unica a tre campate voltate a botte e conclusa da un coro quadrangolare.
Anticamente risultava unita con l’attigua Cappella di S. Anna sotto il titolo comune di Vergine di Rovedaro e di S. Giobbe. La chiesa fu rinnovata nel 1861 a opera di Alberto Artari, mentre il restauro e la posa del nuovo arredo liturgico risalgono agli anni ’90 del XX sec.
Il coro voltato a crociera tempestato da ricche decorazioni in stucco datati 1628 e affreschi del XVII – XVIII sec. con Storie della Vergine. L’ancona in stucco dell’altare maggiore, trasformato nel 1861, contiene una notevole pala con l’Esaltazione della Croce, opera di Alessandro Gorla (+1632): sono rappresentati due grandi angeli di tipo lombardo veneziano che, inginocchiati in primo piano, adorano il Cristo crocifisso.
Nel registro superiore il Padre abbraccia la Croce del Figlio irradiata dai raggi dello Spirito Santo sotto forma colomba. Ai lati due interessanti affreschi con S. Lucia e S. Barbara; due altari laterali in stucco portano angeli cariatidi, a sinistra un'antica statua della Madonna e nell’altra una statua più recente di S. Giobbe.
La chiesetta, situata in mezzo ai boschi di Camorino, appartiene alla Parrocchia di Giubiasco. Si tratta di un edificio romanico eretto su uno sperone roccioso sulla sponda sinistra della Morobbia, all’imbocco di quella che una volta era la strada per la Valle Morobbia.
Della primitiva chiesa romanica citata per la prima volta nel 1218 rimangono l’aula rettangolare e il campanile tardoromanico, non intonacato, con bifore all'ultimo piano e tetto a padiglione. L'antico edificio rettangolare presenta chiaramente due fasi costruttive. La prima consiste in un portico recinto da pareti, con copertura a capriate scoperte; la seconda, del sec. XVIII, comportò l’aggiunta del coro barocco, molto alto e appena più stretto della navata. L'aula romanica è scandita da lesene le cui decorazioni ad arcatelle cieche sono scomparse.
In facciata sono visibili resti di un affresco tardogotico con la Madonna in trono.
La chiesa è ormai in disuso da diverso tempo, anche se fino a qualche anno fa dalla parrocchia di Giubiasco si usava recarvisi in processione per una celebrazione nel giorno di S. Bartolomeo (24 agosto).
L'oratorio di S. Rocco sorge ai margini del terrazzo ai Motti, al limite del pendio in una bella selva castanile.
L'edificio è a pianta rettangolare già attestato nel 1587, rimaneggiato nel XVII sec. e nella prima metà del XVIII sec. Il campanile a torretta triangolare è del tipo a vela e si trova a sinistra, sopra il timpano della facciata; risale al 1752.
Le pareti del coro sono allineate a quelle della navata, a tre campate e coperta da una volta a botte e lunette. Il coro è voltato a crociera decorata da stucchi settecentesci.
Sul piccolo altare in legno scolpito del sec. XVII, si trova una nicchia con angeli cariatidi e statua di San Rocco. Ai lati: affreschi del XVII sec., in parte ritoccati, con i Santi Sebastiano e Antonio Eremita, sovrastati nelle lunette da due scene dalla vita del santo patrono; sulla parete sud del coro: quadro votivo della Madonna col Bambino e San Carlo Borromeo, datato 1625.
Dedicata a S. Maria degli Angeli, la cappella sorge sopra il Borgo sopra un piccolo terrazzo circondato da alcune case. Si tratta di un dificio semplice, con tetto piano e coro coperto a crociera.
Con il suo campanile a vela la costruzione è preceduta da un portico rustico. Probabilmente costruito in età romanica e riedificato nel sec. XV.
Nel coro si possono osservare decorazioni rinascimentali in stucco del XVI sec. con putti, festoni e una rosetta centrale, un piccolo altare in stucco con putti-cariatidi, una statua della Madonna e due candelabri sorretti da angeli, opere del tardo Cinquecento.
Sulle volte e nelle lunette delle pareti si trovano affreschi di scene dalla vita della Vergine: quelle della Visitazione, della Presentazione al Tempio e della Fuga in Egitto oltre a simboli dei quattro Evangelisti nelle vele, dell'inizio del sec. XVII.
L'altare presenta una picola ancona in stucco contenente una statua lignea policromata della Madonna col Bambino del XVI - XVII sec.
Sulla parete sinistra della navata si trova un frammento d’affresco di un volto femminile della fine del XVI sec.
La chiesa parrocchiale dei Santi Giacomo e Filippo si trova sulla collina sopra il paese. È una costruzione a navata unica con un piccolo coro quadrangolare e un massiccio campanile sul fianco sinistro. L'edificio è del XVI sec. in cui sono state incorporate parti di una costruzione precedente poi rimaneggiata nel XIX/XX sec.
Sulla facciata a capanna, ingrandita nel XVI sec, si trovano alcuni affreschi del tempo di un pittore rusticano con ha segnato le riquadrature con una cornice gialla a fiori rossi. A sinistra è dipinto un grande San Cristoforo con un mantello rosso che passa a guado il fiume reggendo sulla spalla il minuscolo bambino in veste gialla. Nel riquadro a destra sono raffigurati i Santi Filippo e Giacomo, patroni della chiesa.
All’interno della chiesa l’elemento più degno di nota si trova sulla parte settentrionale. Si tratta di un affresco frammentario dell’ultima cena del XVI sec. che misura circa 6m x 2.90m. Nella parte centrale del dipinto in basso si scorgono le tracce di un precedente affresco del XV sec. raffigurante probabilmente un Cristo risorto. L’affresco della cena, scoperto nel 1897, fu ripulito dallo Steffanoni. Erano presenti infatti elementi che furono poi distrutti.
La navata è coperta da un soffitto ligneo con fregio sottostante dipinto a girasli rinascimentali. La cantoria è sorretta da colonne lignee. Nel coro voltato a crociera si trova un crocifisso in legno del XVIII sec. e nella navata delle statue in legno dipinto e dorato del Bambino Gesù che tiene il globo e della Madonna del Rosario (XVIII sec.).
Informazioni tratte da:
Gilardoni V., Inventario delle cose d’arte e antichità, Bellinzona, Dipartimento della pubblica educazione del Canton Ticino, 1955.
Guida d'arte della Svizzera Italiana, Edizioni Casagrande
La Chiesa parrocchiale dei SS. Antonio Abate e Abbondio è citata dal 1371. L’attuale costruzione a navata unica con due cappelle laterali e coro poligonali risale al XVI sec. e fu rimaneggiata nei sec. XVII XX. Gli ultimi restauri risalgono al 2000.
La facciata principale è preceduta da un massiccio campanile e da un portico a doppia arcata ornato con affreschi di gusto popolare ritoccati a più riprese. Nel frontone i patroni sovrastati da Dio Padre, a sinistra frammento di S. Cristoforo con il Bambino. Nella lunetta del portale troviamo un affresco frammentario della Madonna con il Bambino fra i SS. Antonio e Abbondio.
L’elegante spazio interno è coperto da volte a crociera. La decorazione pittorica della navata risale a fine XIX sec. Nel coro troviamo un arredo liturgico moderno e sopra un crocifisso in legno. Il tabernacolo bronzeo è di Cesare Ghielmetti. Il fonte battesimale nella cappella a sinistra risale al XVII sec. mentre l’acquasantiera sotto la cantoria al XV-XVI sec.
Informazioni tratte da:
Guida d'arte della Svizzera Italiana, Edizioni Casagrande
L’oratorio S. Bernardino di Carena è una piccola costruzione rettangolare con il coro voltato a crociera e il campanile addossato alla facciata principale.
L’altare in stucco risale al XVII sec. Il restauro e la posa del nuovo arredo liturgico sono degli anni ’70 del XX sec.
Informazioni tratte da:
Guida d'arte della Svizzera Italiana, Edizioni Casagrande
È una graziosa cappella situata nella frazione di Paudo, nel comune di Pianezzo, in valle Morobbia. La sua particolarità è che si trova all'aperto, situata fra le case e il bosco, costruita senza pareti laterali, ma con un'ampia tettoia che protegge l'altare e lo spazio per i fedeli dalla pioggia e dal sole. È dedicata alla Madonna assunta in cielo e, quasi a riprendere questo legame fra terra e cielo, dal "sagrato" di questa cappella si gode un grandioso panorama.
L'altare con la Madonna
Il panorama
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